venerdì 3 agosto 2012

No title

Per quasi 7 anni ho scritto posts su seguitissimi blog, affidando alla rete la mia vita e trasformando la stessa in un romanzo.
In circolazione non c'è più nemmeno un rigo, ho resettato tutto, cancellando con un colpo di spugna tante parole.
Parole.
Quando metti nero su bianco quello che hai dentro, in quel preciso istante non ti appartiene più, ti spogli di qualcosa di tuo e lo dai in pasto ad occhi che lo leggeranno ognuno a proprio modo, interpretandolo a piacimento.
Un romanzo.
In effetti ho trascorso anni di puro delirio, tanto che spesso mi chiedo come ho fatto a sopravvivere e non è tanto per dire.
Se mi concedete mi paragonerei ad una strada asfaltata che si snoda ora dritta, ora sinuosa, poi con i dossi, curve a gomito, viadotti altissimi e buie gallerie, quasi senza fine. Linea di mezzeria tratteggiata, continua, inesistente capace di farti vincere un bel frontale.
L'ho percorsa a piedi, a dorso di qualche animale della peggio specie, tra le braccia di principi azzurri sbiaditi da corna rosso fuoco spuntate come i primi denti... e ancora saltellando su un solo piede o con il culo a trascinarmi senza forze.
Tutto questo. Sono tutto questo. Sono il risultato di quella strada che in questo momento non capisco esattamente dove mi stia conducendo.
Ma una cosa l'ho imparata... una cosa bellissima: dietro ogni curva, dietro ogni discesa cardiopalma, dietro ogni viadotto che fa lacrimare dalle vertigini, dietro ogni sobbalzo c'è sempre un tappeto drenante.... un asfalto che raccoglie la pioggia e ti permette di correre, che attutisce il rumore, insomma un asfalto che ti da la possibilità di sfilare veloce come il vento e sicura.
Che bello... che incanto... che stupore.
Ogni volta è così.

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